lunedì 2 marzo 2009

Il potere del dolore.

Troppo spesso mi sono ritrovata a pensare al potere del dolore.
Fisico o morale, ma pur sempre dolore.
Una medaglia a due facce, opposte come due strade che si dividono in modo netto, in prossimità di un bivio.
Il dolore talvolta ci apre, ci rende più suscettibili alla confessione, alla ricerca di un complice amico, ci induce a chiedere a mostrarci ad essere partecipi degli altri ed a volere il loro confronto.
E magari anche il conforto di quelli che reputiamo i più affini a noi.
Per altri è un tabù.
Non si chiede più, una sorta di pudore, ma credo che in fondo ci sia tanto menefreghismo ed ancor più superficialità.
Sò che non stai bene? Sò che ami qualcuno che stà male?
Mi dileguo, faccio finta di niente.......essere invadenti è inaccettabile.
Vero, l'invadenza e la mancanza di tatto sono fastidiosissime, l'abbandono si equivale, ma è pure meschino.
Poi ho notato l'effetto ostrica.
Si, io chiamo effetto ostrica quel modo di affrontare il proprio dolore, che ti porta a chiuderti dentro una sorta di guscio dal quale non passa più nulla.
Non ti interessa più niente, se non il tuo dolore.
Deleterio.
La comunicazione aiuta.
Sempre.
Ci sono passata mille volte e lo sò, ahimè!
Amici persi ed amici ritrovati, nel dolore.
Persone rivelate, scoperte, scolpite, nel dolore.
Sono dettagli che la gioia non ti svela.
Quando tutto fila liscio, ogni cosa intorno gira a meraviglia, chiunque è partecipe e presente.....il potere del dolore è immenso, solleva il velo e ci mostra per ciò che siamo e per ciò sappiamo fare.
Basta imparare........

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Mio Dio Silvia, ogni volta che ti leggo... riesci a toccarmi il cuore. Mi piace quello che srivi e come lo scrivi. Ti voglio bene. io

Anonimo ha detto...

Brava -molto giusta la tua riflessione-io penso che ci sia anche la paura di soffrire che non fa partecipare a certi dolori...anche io devo imparare ti voglio bene zidà

Donnachenina blog ha detto...

Ciao Syl-vietta, non avevo aprto forse da un giuorno il tuo blog..ed ora che lo faccio ho visto che ci sono più post che non avevo ancora letto, ma mi sono soffermata attentamente su questo...non perchè sia l'ultimo e pià comodo all'accesso, come spesso avviene nei blog e nei forum...ma perchè come al solito il tema del "dolore" è pregnante al punto che non lo si può ignorare (almeno per me è così) e trovo nelle tue parole delle immense verità che solo l'averle vissute può farci esprimere...il tuo post nonb saprei deninirlo se come una prosa o come un pensiero poetico..ma di sicuro è indice di una riflessione profonda e sofferta..ma se ho sbagliato qualcosa, o qualcosa ti ha disturbata dimmelo pure...
Come tu dici dell'invadenza che è sccciante...ma io dico sempre che l'Amore, non dovrebbe conoscere questa inibizione, che a volte il trincerarsi dietro a questo nome (l'invadenza) c'è invece la paura di dover in qualche modo lasciarsi toccare e coinvolgere dal dolore degli altri...pur ammettendo che anche per me a volte non è facile approcciarmi a qualcuno di cui ne percepisco il suo sentire..ma che non ho ancora trovato una chiave per entrare al meglio in "comunicazione" come dici tu..
Mi auguro che sia per te una buona giornata, anche se il tempo è grigio e umido...ma a volte è bello anche così..
P.S.-Syl, sono curiosa di sapere se l'immagine è una tua foto o se l'hai presa da GOOGLE, ma qualunque cosa essa sia...ti dico solo che è molto bella davvero..
ciao
Franca

Donnachenina blog ha detto...

Dimenticavo, quando leggerai il parto finale della poesia della coppia di cui ho fato partecipi quelli che hanno commentato, potrai trovare nel componimento una parola che tu hai usato nel tuo commento "Fulgido", è un aggettivo che non avrei pensato senza il tuo suggerimento...quella parte è tua Syl-vietta grazie...
Ciao
Franca

Anonimo ha detto...

A questa tua descrizione del dolore sarebbe interessanteun commento ben più lungo e articolato di quelle quattro righe che puoi scrivere qui.mi limiterò a dirtu che solo l'impiccato conosce veramente il valore della corda,e ti posso garantire ,figlia mia che io di corda me ne intendo abbastanza.. Tuo Babbo

lasettimaonda ha detto...

Che bello averti a bordo del mio blog, Papà!
Vero, l'impiccato conosce il valore della corda.....e siamo in tanti!!A presto!

sunflower ha detto...

mi sento ancora un'ostrica, che sta imparando a dischiudersi un po' alla volta, ma deve fare ancora tanta tanta strada
e spero di averti accanto in questo mio percorso, la tua presenza non può che farmi bene.
un abbraccio forte...Emi

sunflower ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
monteamaro ha detto...

Il dolore come la felicità, e tutto ciò che è emozione, lascia in ogni uomo una traccia profonda e indecifrabile.
Interpretare volti, occhi, gesti e le stesse lacrime, è solo il risultato del nostro specchio interiore la cui immagine, non potrebbe sovrapporsi a nessuna altra emozione che non sia la nostra.

L'uomo civile, ha allontanato da se ogni capacità di condividere il proprio dolore, prova vergogna nel mostrarsi bisognoso di aiuto, o semplicemente nell' accettarlo, quasi che il dolore, qualunque sia la fonte, debba essere
una colpa.

Se il dolore ha un potere, è quello di mettere a nudo le nostre paure, tutto ciò che può sembrare fragile di noi, deve rimanere segreto, vissuto in solitudine, ricacciato nelle nostre prigioni che abbiamo accuratamente costruito nella profondità dell'anima.

Incidentalmente, torniamo "Umani", che è la dimensione dimenticata dell'uomo, e allora abbandoniamo le paure per cercare conforto e calore, finalmente liberi dal mito "dell'uomo che non deve chiedere mai", riscopriamo la bellezza di poter far vivere i sentimenti, diamo corpo a quella che è la dote più grande dell'uomo: La Sensibilità e il coraggio di mostrarsi per quello che siamo, carne e sangue.

Anonimo ha detto...

Bella la poetica del dolore,speranzosa l'escatologia del dolore, compensativa la compassione per il dolore, illusoria la catarsi nel dolore. Ma perchè non lo diciamo una volta per tutte? IL DOLORE FA SCHIFO, FA MALE,ISOLA E NON RENDE MIGLIORI NESSUNO. Preferirei che ne potessimo fare a meno.